Quali sono le domande illegali durante un colloquio di lavoro e come rispondere

Il colloquio di lavoro è un momento importante, un’opportunità dalla quale può dipendere il futuro professionale di una persona.
Sono tanti i dubbi che affliggono un candidato che si prepara ad affrontare la selezione: Come vestirsi? Come rispondere? Cosa chiedere all’intervistatore per fare colpo; in pochi però si chiedono come rispondere alle domande illegali. Forse perché in pochi sanno che alcuni quesiti non dovrebbero assolutamente essere posti, in quanto discriminatori e illeciti.

Disponibilità, impegno, efficienza e soprattutto flessibilità: le domande illecite poste in fase di colloquio di lavoro da parte di alcuni intervistatori ‘impertinenti’ sono finalizzate ad evidenziare proprio la presenza di tali requisiti.

Lo stile di vita del candidato e tutti i dettagli afferenti alla sfera privata servono ad evincere eventuali ‘interferenze’ con la tipologia di lavoro e i relativi orari.

Domande illegali in fase di colloquio di lavoro: le 10 più frequenti

  1. Sei sposato/a?
  2. Hai figli? Come pensi di gestirli?
  3. Da quale nazione provieni?
  4. Quali festività segui?
  5. Hai Debiti?
  6. Sei mai stato arrestato/a ?
  7. Bevi alcol?
  8. Quando è stata l’ultima volta che hai fatto uso di droghe illegali?
  9. Sei disabile? Hai mai sofferto di disabilità?
  10. Da quanto tempo lavori?

Come si può facilmente notare tutte le domande sono accomunate da una base di discriminazione, elemento che non può essere preso in considerazione per un eventuale assunzione.

Come rispondere alle domande illecite per non pregiudicare il colloquio di lavoro

Dal momento che conosciamo esattamente quali sono i quesiti illegali bisogna fare attenzione alla reazione; è fondamentale adottare un approccio che limiti l’intromissione dell’intervistatore nella nostra vita privata ma che allo stesso tempo non comprometta l’esito del colloquio.

Qualunque strategia decidiamo di adottare è importante che il nostro atteggiamento risulti sempre cortese.

Di fronte a una domanda troppo impertinente e poco attinente alla tipologia di impiego possiamo scegliere di non rispondere affatto, facendo notare al selezionatore che non è rilevante ai fini di un eventuale assunzione. Sempre ovviamente con educazione.

L’alternativa potrebbe essere quella di rispondere in maniera indiretta, fornendo cioè al nostro intervistatore furbetto le informazioni che intende carpire attraverso una serie di deduzioni.

Facciamo un esempio per chiarire il concetto.

Domande classiche del tipo: ‘sei sposato?’ oppure ‘hai figli?’ nascondono l’intento di capire quanto il candidato sia disposto, oppure abbia la disponibilità concreta, a spostarsi periodicamente per trasferte di affari, a trattenersi in ufficio oltre l’orario di lavoro e assecondare eventuali imprevisti con impegno e flessibilità.
Afferrato l’obiettivo vero del quesito si potrebbe rispondere tranquillamente con l’effettiva disponibilità che si è disposti a garantire in caso di assunzione.

Cerchiamo però di non perdere di vista il vero valore che potremmo eventualmente portare nella realtà operativa nella quale ci apprestiamo ad entrare: le nostre competenze.

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